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Un’analisi sulla situazione attuale

Novembre 2020


Sono un imprenditore? “Ni”. Un professionista? Forse… sono un ristrutturatore.
Oggi è facile dirlo perché è la moda degli ultimi 10 anni sostenuta anche dai grandi fondi internazionali; ristrutturare è diventato un trend, se ne parla anche nelle canzoni rap di Sanremo, ma 30 anni fa sul mondo della ristrutturazione aziendale e del turnaround c’era una sorta di tabù.

Il ristrutturatore è una via di mezzo tra un professionista, un imprenditore e un finanziere e si occupa di aziende in crisi anche attraverso le procedure concorsuali. Un tempo su queste procedure c’era molta diffidenza e il ristrutturatore veniva guardato con sospetto e confuso con chi era responsabile del fallimento o dello smembramento delle aziende.

In realtà il ristrutturatore arriva proprio per salvare le ditte dagli errori che sono stati compiuti precedentemente da altri: manager, imprenditori, consigli di amministrazione.
Al ristrutturatore è affidato il compito di rimettere insieme i cocci, ma non è un mago e per quanto molte volte, in base all’abilità e all’esperienza, riesca a sistemare e rimettere in piedi una attività imprenditoriale, talvolta, raramente, il fallimento è purtroppo l’unica via percorribile.

Grazie alla nuova riforma sulle Procedure Concorsuali, oggi il lavoro del ristrutturatore è più semplice, ma durante i 30 anni della mia carriera ho dovuto fare i conti con situazioni spesso molto difficili e non sempre i media hanno saputo attribuire i giusti meriti e le giuste responsabilità alle varie parti in causa.
Chi risolve i problemi talvolta viene confuso con chi li ha causati. Ritengo che per parlare e scrivere di economia o giurisprudenza occorrerebbe avere la giusta formazione nelle due materie, perché le informazioni possono passare in maniera poco tecnica e distorta.

Nonostante le difficoltà, il lavoro che faccio mi ha sempre appassionato. Talvolta opero come professionista per conto di grandi istituti di credito o fondi di investimento, a volte lavoro come imprenditore rilevando la proprietà e rischiando in prima persona.

In Italia questa attività sta prendendo piede da pochi anni, ma si sta sviluppando tantissimo.

 

Cosa faccio in questo momento

Molti mi stanno chiedendo di cosa mi stia occupando in questo momento. Principalmente di risanare aziende in crisi nei settori più disparati, ma sto seguendo anche una piccola holding di aziende a portafoglio che mi stanno dando molte soddisfazioni.

 

Quale è stata l’operazione di risanamento che mi ha dato maggiori soddisfazioni

L’operazione di risanamento che maggiormente mi ha emozionato non è quella che mi ha dato maggiori soddisfazioni dal punto di vista economico.
Tra i tanti che hanno avuto un esito positivo, l’intervento su Illa (azienda emiliana produttrice di pentole e padelle antiaderenti) è quello che mi ha dato le più grandi emozioni. Si è trattato di una ristrutturazione molto complicata che doveva essere un normale concordato e si è trasformata in una procedura ex 67 per la quale è occorso avere più coraggio. Il concordato è infatti una procedura più risolutiva, mentre la ex 67 è più semplice e più snella, ma è un vero e proprio accordo privatistico intrapreso con i creditori. L’accordo doveva durare 5 anni, ma siamo usciti ben un anno prima e abbiamo quotato Illa alla Borsa di Milano. Si è realizzato così il sogno di tutti i ristrutturatori regalandomi una grande soddisfazione. Illa resterà sempre la medaglia che sarò fiero di portare appuntata al petto.
Ci sono altre ristrutturazioni che mi hanno portato maggiori vantaggi economici, ma non gratificazioni morali come è stato per Illa.

 

Cosa consiglio a un giovane imprenditore

Mi hanno chiesto che consigli darei a un me stesso più giovane. Non è mai facile dare consigli, un po’ perché significa avere già fatto tanta strada (e questo un po’ pesa) e poi perché gli imprenditori vivono soprattutto sull’istinto.

Sicuramente sono necessari studio e preparazione, per questo mi sento di consigliare buone basi universitarie e post universitarie, ma l’imprenditore resta istinto allo stato puro e pianificazione.

Quando ho iniziato questa professione la pianificazione era poco conosciuta, l’imprenditore veniva dalla strada e usava quasi esclusivamente l’istinto. La pianificazione di oggi è qualcosa di fondamentale che abbiamo imparato dai paesi anglosassoni, ma ogni buon imprenditore deve avere anche un pizzico di follia e senso del rischio.

 

Qual è il più interessante filone imprenditoriale odierno

Il filone più interessante oggi per gli imprenditori italiani resta, a mio avviso, il restructuring, ma tra non molto le aziende non avranno più bisogno di riprendersi da una crisi e questo comporterà la nascita di un altro interessante filone imprenditoriale.

Sarà finalmente necessario avviare le imprese alla crescita aiutarle nell’aggregazione indispensabile per superare il problema italiano delle microimprese. Gli altri paesi non riescono a capire le problematiche italiane perché, diversamente da noi, hanno un maggior numero di macro imprese.

Anche la politica non è preparata su questo argomento e accetta leggi comunitarie utilissime per le macro imprese, ma dannose per le nostre microimprese.

Faccio un esempio semplice: un semirimorchio che arriva dalla Germania ha 3 assi fissi, è leggero e si può caricare maggiormente rispetto ai nostri, può caricare e scaricare agevolmente negli ampi parcheggi di grandi industrie, mentre la maggior parte dei semirimorchi italiani ha uno o due assi sterzanti per entrare in spazi piccoli, può sopportare meno carico e sono necessari più viaggi per la stessa quantità di merce. Questo è un piccolo esempio, ma serve a raffrontare efficacemente i due concetti di industria.

Allo stesso tempo la nostra imprenditoria ha grande fantasia e grandi eccellenze (si veda la moda, l’automobile, etc.), ma ha bisogno di maggiore competitività.

Dobbiamo quindi aggregare le imprese non solo per la produttività, ma anche per ampliare le reti di vendita. Ad Hong Kong ho potuto vedere in vendita un 90% di imitazioni di formaggio Parmigiano Reggiano e solo un 10% di prodotto autentico marchiato allo stesso prezzo.

Non abbiamo la capacità di imporre il nostro prodotto all’estero, questo ci fa capire che l’aggregazione finanziaria, la ricerca di finanziamenti, sarà il nuovo mestiere imprenditoriale che andrà condotto assieme alle banche forti della loro presenza sul territorio. Questo tipo di attività sarà utile alle stesse banche per generare utili che oggi faticano ad ottenere dal credito. 

 

Investire in Italia o all’estero

Oggi credo che sia economicamente conveniente investire in Italia rispetto all’estero. Nonostante questo vediamo che gli investimenti stranieri in Italia non sono tanti. A mio avviso questo dipende dalla scarsa certezza nel Diritto e a causa delle nostre regole farraginose. Rispetto alle altre parti d’Europa, però, l’Italia dà molte più opportunità e ritengo che per un imprenditore Italiano resti più convenitene investire nel nostro Paese.

 

Quali sono le mie passioni

La figura dell’imprenditore è spesso considerata fredda e distante e per questo motivo mi è stato chiesto più volte quali siano le mie passioni. La mia più grande passione è sicuramente l’arte sia antica che moderna, ma anche la cultura del cibo e del buon vino è qualcosa che mi appassiona.

Ho frequentato il mio primo corso da sommelier quando avevo 17 anni, allora erano ancora in pochi a studiare gli abbinamenti tra vino e alimenti, ma Il mio primo corso alla Camera di Commercio di La Spezia fu un’esperienza veramente valida.

Amando l’arte e il cibo sono anche appassionato di viaggi: quando si fa un viaggio ci si cala nella cultura del luogo visitato, assimilandone l’arte e la cucina imparando così a conoscere culture diverse.

 

Con la cultura si mangia?

Un grande dibattito italiano verte sul fatto se con la cultura si mangi o meno. Per quella che è la mia esperienza di appassionato d’arte, devo dire che ci sono non pochi galleristi di arte contemporanea che riescono a decretare la fortuna di molti artisti, oltre che la loro. A seconda del gallerista si può capire quanto andrà lontano un nuovo artista. Non si può più parlare di mecenatismo come un tempo, ma l’affiliazione da parte di un artista a un buon gallerista ne può designare il successo anche economico. Come in tutti i settori c’è chi guadagna e ci sono altri che faticano maggiormente.

 

Io e lo sport

Il mio sport preferito è lo sci e lo pratico fin da bambino, ma il cuore l’ho lasciato nella pratica dell’equitazione. Ho imparato ad andare a cavallo tanti anni fa con la monta all’americana.

 

 

Quali sono i miei valori?

La famiglia ha avuto un ruolo molto importante nella mia vita. È sempre stata al primo posto nel mio sistema di valori assieme all’amicizia. Oggi il dio denaro rischia di sfaldare questi capisaldi perché si pretende di vivere la vita non nella sua completezza, ma a singoli momenti, come fossero flash edonistici. Si considerano più importanti gli attimi di gloria piuttosto che una vita più piena nella quale assaporare anche le piccole cose. Nel mondo di oggi sono più importanti le apparenze, è più importante stupire, oggi piace essere invidiato, mentre ritengo sia meglio essere ammirato non per quello che si ha o per come si vuole apparire, ma per quello che si è veramente.

 

Città o provincia?

Divido la mia vita tra La Spezia, Parma e Milano. Personalmente sono un animale da provincia, mi affasciano i luoghi dove sono cresciuto e dove posso incontrare gli amici, ma certamente Milano è una città internazionale che è cresciuta molto negli ultimi anni, che può offrire molti stimoli e che ha preso un grande dominio in Europa. Per incontrare un’altra città che abbia lo stesso respiro internazionale conquistato da Milano recentemente, si deve andare a New York o Londra. 


Andrea Mastagni Chief Restructuring Officer (C.R.O). Ristruttutatore di aziende in crisi, esperto di turnaround industriali e strategie aziendali.

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